Il 'pastone AI' ci sta sommergendo
Una marea di contenuti generati dall'IA sta inondando il web, minacciando la nostra capacità di distinguere il vero dal falso: una sfida per l'informazione e per la fiducia nel digitale.
✍️ Editoriale
L'ascesa dei contenuti generati dall'Intelligenza Artificiale sta rapidamente trasformando il panorama digitale, introducendo al contempo straordinarie opportunità e profonde sfide. Da un lato, strumenti sempre più sofisticati promettono di democratizzare la creazione di contenuti, offrire soluzioni innovative e ottimizzare processi che fino a poco tempo fa richiedevano risorse considerevoli. Dall'altro, si profila un'inquietante "marea" di informazioni di bassa qualità, disinformazione e materiale ingannevole, con implicazioni significative per la nostra percezione della realtà.
Il comico e conduttore di "Last Week Tonight", John Oliver, è tutt'altro che fan del cosiddetto "pastone AI" – un'espressione che definisce i contenuti generati dall'intelligenza artificiale – e ha argomenti convincenti per spiegarci perché nemmeno noi dovremmo esserlo.
La velocità con cui i contenuti AI possono essere prodotti e diffusi è senza precedenti. Ciò consente una scalabilità impensabile prima, offrendo a piccole e medie imprese, creatori indipendenti e persino alla Pubblica Amministrazione strumenti per automatizzare la produzione di testi, immagini e video. Pensiamo all'ottimizzazione delle operazioni logistiche per le compagnie aeree o alla diagnosi medica precoce, dove l'IA può analizzare enormi quantità di dati in tempi ridottissimi, migliorando l'efficienza e potenzialmente salvando vite -ne abbiamo parlato nelle precedenti newsletter-. È una promessa di efficienza che può liberare gli esseri umani da compiti ripetitivi e permettere loro di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto, come la valutazione critica o l'interazione umana.
Tuttavia, sotto questa superficie brillante si annidano ombre complesse. La facilità e l'economicità della produzione di massa tramite IA hanno aperto le porte a un'ondata di "pastone digitale" – contenuti di bassa qualità, spesso privi di sostanza o addirittura fuorvianti. Questi materiali stanno saturando le piattaforme online, dai social media ai motori di ricerca, rendendo sempre più difficile per gli utenti discernere ciò che è autentico da ciò che è generato artificialmente. Questo fenomeno non è solo una questione di fastidio o di sovraccarico informativo; si tratta di un grave problema che mina la fiducia nel web come fonte affidabile di informazioni e crea terreno fertile per la disinformazione.
Le implicazioni diventano particolarmente gravi in contesti sensibili, come eventi di attualità in rapida evoluzione o situazioni di emergenza -vi suona qualche campanella?-. La confusione generata da narrazioni AI false o manipolate può amplificare il caos e ostacolare la diffusione di informazioni accurate, con conseguenze potenzialmente dannose. Inoltre, l'utilizzo di questi strumenti da parte di attori malintenzionati per ingannare segmenti di pubblico meno esperti digitalmente, spesso a fini di clickbait o diffusione di propaganda, rappresenta una seria minaccia all'integrità del nostro ecosistema informativo.
Ci troviamo di fronte a un paradosso: mentre le aziende tecnologiche competono nella "corsa agli armamenti" dell'IA, i loro stessi prodotti stanno contribuendo a inquinare le piattaforme che gestiscono. La sfida quindi è duplice: da un lato, sviluppare l'IA in modo responsabile e mirato a benefici concreti; dall'altro, educare il pubblico a una maggiore "alfabetizzazione digitale" per navigare in un ambiente sempre più complesso. Senza approcci simili si rischia di cadere in situazioni ben peggiori di quelle che, grazie ai Social hanno indirizzato elezioni, scatenato la primavera araba, fatto scoppiare proteste e rovesciato regimi. Pensate quanto tutto questo può essere amplificato con l’AI.
Se vogliamo guardare il lato positivo però, forse, tutto questo farà tornare in auge i contenuti di qualità e le fonti “sicure” di approvvigionamento delle notizie. Giornali, magazine, agenzie di stampa. Tutto ciò che richiede professionalità. E io me lo auguro, così che si possa finalmente mettere fine anche a quella “legione di imbecilli” che, come affermava Umberto Eco, hanno preso la parola grazie ai Social.
Il futuro del web, e in parte della nostra stessa realtà percepita, dipenderà quindi dalla nostra capacità di bilanciare innovazione e cautela, garantendo che gli strumenti potenti dell'IA siano al servizio della verità e del progresso, e non diventino un veicolo per un'inesorabile marea di "slop" digitale.
🧱 Propaganda & Creatività
L’Iran usa i Lego per raccontare la guerra: Trump e Netanyahu amici del diavolo
Il regime iraniano ha trovato una nuova forma di comunicazione visiva per raccontare la sua versione del conflitto con Stati Uniti e Israele: i mattoncini Lego. In un video circolato sui social, ripreso anche dal Telegraph, si vedono Donald Trump e Benjamin Netanyahu discutere con un diavolo in giacca e cravatta su come bombardare Teheran. La scena successiva mostra missili iraniani distruggere una versione Lego di Tel Aviv, seguita da una telefonata tra Trump, intento a mangiare un hamburger, e un Netanyahu con un occhio nero. Questa rappresentazione ironica e grottesca mira a umanizzare i leader nemici e a presentare l'Iran come vittima di aggressioni esterne.
Non è il primo video di questo tipo: settimane fa, un altro filmato con estetica Lego raccontava le operazioni del Mossad in Iran. Entrambi i video sono stati diffusi dalla Fars News Agency, considerata semi-ufficiale del governo iraniano. Sebbene non sia chiaro se queste produzioni siano state realizzate con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, è certo che l'azienda danese Lego non approva l'associazione dei suoi mattoncini con contenuti bellici o politici.
🛂 Confini & Sorveglianza
AI alle frontiere: l’Europa testa i suoi algoritmi sui migranti
Nel cuore dell’Europa, lontano dai riflettori, si sta giocando una delle partite più controverse dell’AI: il controllo dei confini.
Una recente inchiesta della BBC rivela come l’Unione Europea stia finanziando progetti di sorveglianza avanzata – droni autonomi, sensori intelligenti, sistemi biometrici e algoritmi predittivi – per intercettare e monitorare i migranti alle frontiere.
Il progetto più emblematico? Roborder: sciami di droni dotati di visione artificiale e autonomia decisionale, capaci di identificare “comportamenti sospetti” senza intervento umano. Sembra fantascienza, ma è già stato testato in Ungheria, Portogallo e Grecia con il supporto di fondi Horizon2020.
E non è l’unico. In Grecia, il sistema REACTION integra AI, riconoscimento facciale e telecamere mobili per vigilare costantemente su centri migranti e zone di confine. Tutto in nome della “sicurezza”.
Ma a che prezzo?
Molti di questi sistemi sono stati sperimentati senza il consenso delle comunità locali né dei migranti, e aggirano spesso i limiti posti dalle leggi europee sull’uso etico dell’AI. Il nuovo AI Act, appena approvato a Bruxelles, esclude esplicitamente le tecnologie usate per la sicurezza dei confini dalle norme più restrittive. In pratica: più libertà di usare l’AI dove i diritti sono già più fragili.
E mentre l’Europa rafforza la propria “fortezza digitale”, i giganti della difesa e della sorveglianza – aziende che forniscono sia software militare che civile – diventano attori chiave di un business che mescola AI, controllo e geopolitica. È l’altra faccia dell’innovazione: non quella che aumenta la produttività o scrive poesie, ma quella che controlla, seleziona e – talvolta – respinge.
🧠 AI & Memoria
Le AI dimenticano? Sì. E a volte dimenticano troppo.
Siamo abituati a pensare che l’intelligenza artificiale sappia tutto, sempre. E invece no. I modelli linguistici hanno una memoria imperfetta.
Gli LLM, come GPT o Claude, non “ricordano” nel senso umano del termine. Il loro sapere è un equilibrio instabile tra apprendimento e rimozione. Quando vengono aggiornati, alcuni concetti spariscono. Altri si distorcono. E non è detto che il nuovo modello sia “più intelligente” del precedente: può semplicemente aver dimenticato qualcosa di utile.
Il fenomeno ha un nome: catastrophic forgetting. È il prezzo (nascosto) che si paga quando si cerca di fare spazio a nuove informazioni senza far esplodere la complessità del sistema.
Il problema? Quando l’AI dimentica senza sapere di aver dimenticato, può continuare a rispondere con sicurezza… sbagliando.
Questo solleva domande pesanti:
Cosa possiamo davvero delegare a un sistema che dimentica senza controllo?
Chi decide cosa va ricordato e cosa no?
Possiamo fidarci di una macchina che cancella la memoria ogni volta che viene aggiornata?
Una riflessione necessaria, in un’epoca in cui l’AI viene usata per archiviare, consigliare, giudicare e decidere. Perché non basta costruire intelligenze artificiali che parlano bene: serve anche capire quanto possono – o devono – ricordare.
🐉 Tecnologia & Potere
Huawei riscrive le regole: HarmonyOS 6 e CloudMatrix sono l’alternativa cinese alla Silicon Valley
Alla Developer Conference del 20 giugno, Huawei ha mandato un messaggio forte: l’era della dipendenza tecnologica è finita. HarmonyOS 6 è il nuovo sistema operativo nativo, pensato per sostituire Android. Ma più che un semplice OS, è una piattaforma autonoma, descritta come un “sistema immunitario digitale”, capace di integrare AI agent costruiti direttamente all’interno dell’ecosistema. Niente modelli esterni. Niente GPT. Gli agenti – oltre 50 già pronti – lavorano dentro il sistema, in modo efficiente e controllato.
Sul fronte dell’infrastruttura, Huawei ha presentato anche CloudMatrix: una nuova architettura cloud-AI basata su chip proprietari Ascend e CPU Kunpeng. Le prestazioni, secondo l’azienda, superano quelle dei chip Nvidia H800 in compiti di AI generativa. Il tutto è orchestrato da Pangu 5.5, la nuova famiglia di modelli AI addestrati su scenari specifici: medicina, finanza, industria.
Huawei non si limita a resistere al blocco USA: costruisce un’alternativa completa, chiusa, profondamente integrata. Un intero ecosistema pensato per non dipendere da nessuno. E con ogni nuovo pezzo, la Cina diventa un po’ meno cliente della Silicon Valley. E un po’ più piattaforma.
🎓 Bambini & AI
Comprendere gli impatti dell'uso dell'intelligenza artificiale generativa sui bambini
L’Alan Turing Institute, in collaborazione con la LEGO Group e Children’s Parliament, ha intrapreso un ambizioso progetto per esplorare come i bambini tra gli 8 e i 12 anni interagiscono con l’AI generativa – da ChatGPT a DALL·E. Grazie a un questionario su bambini, genitori e insegnanti, e a workshop in classe in Scozia, il team ha raccolto opinioni autentiche su benefici, rischi e desideri dei più piccoli.
I risultati sono chiari: quasi un quarto dei bambini usa l’AI regolarmente, soprattutto per compiti creativi o ricerche; ma emergono anche preoccupazioni per contenuti inappropriati, dipendenza e impatto sul pensiero critico turing.ac.uk. In parallelo, insegnanti e genitori esprimono timori sulla sicurezza, la qualità delle informazioni e l’uso etico in classe .
Il progetto non si limita a descrivere il fenomeno: offre raccomandazioni concrete per scuole, policy maker e sviluppatori, e guidare un’AI progettata “con” i bambini e non semplicemente “per” loro. Un passo fondamentale per un’innovazione inclusiva e consapevole nel mondo digitale che cresce.
Il set completo delle raccomandazioni è disponibile qui.
Una versione più completa, contenente i risultati chiave di entrambi i pacchetti di lavoro, è disponibile qui.
🎓 Scienza & Biodiversità
Un archivio da brivido: nasce MOBS, la biblioteca delle dimensioni per la vita marina
Un gruppo internazionale di biologi ha dato vita a MOBS – Marine Organismal Body Size Database –, un database open‑access pensato per raccogliere le dimensioni massime di oltre 85.000 specie marine, pari a circa il 40 % del totale conosciuto. Dalle minuscole larve ai giganteschi cetacei, ogni misura conta per comprendere meglio come le dimensioni influenzano il comportamento, il metabolismo, le catene alimentari e gli habitat.
Questo progetto risponde a un vizio di fondo della ricerca: l’attenzione quasi esclusiva verso i grandi animali. “I biologi hanno sempre studiato i giganti”, spiega Tom Webb dell’Università di Sheffield, “ma le specie piccole costituiscono la maggioranza della biodiversità e svolgono ruoli spesso unici”.
La novità non è solo numerica, ma strategica: fino ad oggi mancava uno strumento così omnicomprensivo per la vita marina. Con MOBS, per la prima volta sarà possibile avere stime più precise sul mix di specie e sulle dinamiche ecosistemiche, ampliando l’orizzonte della conservazione e della ricerca climatica .
Non si tratta solo di numeri, ma di informazioni essenziali per capire quanto pesa ogni specie in termini ecologici. E MOBS dimostra che senza dimensioni – letteralmente – la nostra visione dell'oceano resta sfuocata.
💊Pillole
Un report CDC ha citato uno studio inesistente su vaccini e autismo, probabile allucinazione AI. Quando l'IA incontra la disinformazione in sanità, la realtà diventa un optional costoso. La realtà è il nuovo lusso.
OpenAI ha firmato un contratto da 200 milioni di dollari con il Pentagono per l'IA. La neutralità tecnologica è finita: i modelli più avanzati stanno diventando infrastruttura di stato. Benvenuti nel futuro della AI-sicurezza nazionale.
Netflix, con l'accordo TF1, inizia a integrare canali TV lineari in Francia. Il gioco di "tagliare il cavo" è finito; ora la grande scommessa è diventare il cavo, ma via app. La convergenza è sempre più la strada.
Disney e Amazon uniscono le forze nella pubblicità streaming, combinando dati di visione e acquisto. La TV non è più solo intrattenimento; è ora un catalogo interattivo. Il confine tra show e shopping è ufficialmente caduto.
OpenAI lavora a nuove funzioni per trasformare ChatGPT in uno strumento collaborativo: editing documenti, chat integrata e collaborazione in tempo reale. Un progetto ambizioso che punta dritto al cuore di Microsoft Office e Google Workspace.
Il matrimonio a Venezia di Jeff Bezos è in ritardo per un "prenup" di ferro, tra lusso e polemiche. Quando l'algoritmo del patrimonio supera quello del romanticismo, la burocrazia diventa il vero lusso.
Dunque, anche i profumi. L'IA promette efficienza nel creare nuove fragranze, ma la vera domanda è se l'ottimizzazione del codice molecolare sia ciò che rende un profumo interessante. Spesso, ciò che è 'efficiente' non è ciò che è 'innovativo' o 'desiderabile'.
La Cina, con iFlytek, spinge la sua IA medica da Hong Kong per l'indipendenza tecnologica dagli USA. Non è solo espansione; costruire il proprio stack AI è il nuovo modo di giocare la geopolitica. Hong Kong è il loro laboratorio.
La Lombardia trasforma i data center: il calore dei server ora riscalda le case, un modello sostenibile. Il vero futuro digitale non è solo nei bit, ma nel recupero di ogni joule sprecato. L'economia circolare digitale è servita.
Laura Modiano, head of startups EMEA di OpenAI ammette che alcune delle migliori soluzioni AI vengono dall'Europa. La narrazione dell'AI solo a Ovest (americano) o a Est (cinese) è finita? o è solo un modo per portare OpenAi a vendere più soluzioni nel vecchio continente?
Una donna affetta da diabete di Tipo 1 non usa più insulina grazie a cellule staminali sperimentali. La medicina ora non solo gestisce le malattie, ma riscrive la biologia: il corpo diventa un database modificabile.
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